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28 anni dopo: la recensione

by Redazione

Ci sono voluti 18 anni per vedere cosa è successo 28 anni dopo… perché dal 18 giugno 2025 è finalmente disponibile al cinema in Italia (grazie a Sony ed Eagle Pictures) 28 anni dopo, terzo capitolo della saga orrorifica con protagonisti un particolare tipo di zombie, iniziata nel 2002 con 28 giorni dopo e proseguita nel 2007 con 28 settimane dopo. Per questa terza parte sono tornati Danny Boyle (regia) e Alex Garland (sceneggiatura) e stavolta il futuro non è più incerto come in passato: l’avventura andrà sicuramente avanti, perché questo è il primo episodio di una nuova trilogia.

Aaron Taylor-Johnson e Alfie Williams.

28 anni dopo è un film che alla fine può essere visto anche da coloro che non hanno mai guardato quelli precedenti, soprattutto per il fatto che nessun personaggio del passato è tornato a recitare in questa occasione, senza contare che sono presenti i soliti piccoli “spiegoni”, i quali possono venire incontro allo spettatore inesperto. Una sorta di spiegone riassuntivo è presente anche nella sinossi di questa recensione, quindi siete avvisati: se volete gustarvi 28 giorni dopo e 28 settimane dopo completamente da zero, è meglio interrompere qui la lettura per poi riprenderla dopo averli recuperati.

I virus si evolvono e proprio per questo motivo è ancor più difficile debellarli. 28 anni fa l’incubo sembrava finito, quando gli infetti avevano cominciato a morire di inedia e 28 settimane dopo il primo caso erano cominciate le operazioni di rimpatrio nel Regno Unito, lo stato più colpito da questa mutazione del virus della rabbia, nata attraverso particolari esperimenti sulle scimmie. Ma il mondo non aveva fatto i conti con i portatori sani del virus, così ecco tornare il terrore tra il popolo di Sua Maestà e non solo, dato che gli zombie avevano cominciato a manifestarsi anche a Parigi.

28 anni dopo tutto questo, c’è ancora speranza per l’umanità? Decisamente sì, perché l’epidemia è stata di nuovo debellata in tutto il mondo, eccezion fatta per la Gran Bretagna, che da tempo è stata messa in totale quarantena dalle altre nazioni del pianeta.  Anche lì, l’umanità è comunque sopravvissuta, con persone ancora non infette che si sono organizzate in piccole comunità per andare avanti.

Alfie Williams e Jodie Comer.

Sull’isola di Lindisfarne vive il giovane Spike (Alfie Williams), il quale ha la madre Isla (Jodie Comer) molto malata. Nel corso della sua prima incursione sulla terraferma, riesce a notare un fuoco acceso in lontananza e secondo un abitante del suo villaggio potrebbe significare che il Dott. Kelson (Ralph Fiennes) è ancora vivo. Un individuo da tempo abbandonato, o meglio rinnegato, dalla popolazione di Linisfarne, perché ritenuto pazzo. Spike vede in questa scoperta l’ultima possibilità di poter veder guarita sua madre. Non ci pensa dunque due volte a disobbedire al volere di suo padre Jamie (Aaron Taylor-Johnson) e di nascosto torna sulla terraferma insieme alla mamma in questo viaggio pericolosissimo, ma pieno di speranza.

Le storie sugli zombie hanno di solito il problema di essere troppo simili tra di loro e quindi per farle apprezzare anche ai non appassionati di questo sottogenere, c’è bisogno di un qualcosa di più. 28 giorni dopo del 2002 non era solo un film diretto da uno dei più grandi registi della storia del cinema, ma ha avuto anche una sorta di involontaria evoluzione: difficile non rivedere in quel lungometraggio una sorta di predizione della pandemia di Covid-19. Le strade deserte, le quarantene e un virus che andava battuto semplicemente evitandolo. Invece di “State a casa”, “Non date da mangiare agli infetti”.

Cosa ci regala invece 28 anni dopo, oltre alla logica curiosità di vedere una nuova regia di Danny Boyle? Tante riflessioni sociopolitiche, ma anche più di un riferimento, voluto o meno… a L’attacco dei giganti.

Ralph Fiennes è il Dott. Kelson.

Il film sembra proprio una variante live action del manga di Hajime Isayama. I personaggi sopravvivono restando in uno spazio protetto, come lo è l’isola di Lindisfarne e se hanno bisogno di qualcosa sulla terraferma, organizzano missioni molto difficili da portare a termine, come quelle del Corpo di Ricerca. Gli infetti sono come i giganti: hanno diverse dimensioni e caratteristiche, con gli Alpha, che fanno la parte del famigerato Gigante Bestia, più intelligente e forte dei suoi simili e capace di coordinarli attraverso le urla. Decisamente voluta (anche per via delle sue dichiarazioni in occasione della conferenza stampa presso il Cinema Barberini di Roma) per Danny Boyle, è invece la critica nei confronti della tradizione, o meglio del ritorno al passato per la società britannica. Attraverso filmati e canzoni d’epoca, oltre alla rappresentazione di ciò che accade all’interno dell’isola dove vive Spike, vengono messi in luce tutti i lati negativi dello “splendido isolamento” inglese, un tipo di politica che è tornata molto forte dopo la vittoria della Brexit. Ultimo, ma non meno importante per andare a vedere 28 anni dopo al cinema, è il fatto che la storia andrà sicuramente avanti: quindi c’è la possibilità di vedere un finale diverso dalla solita “tragedia zombie”.

VALERIO BRANDI

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